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Mesiano seguito, scoppia il caso Canale 5 Mediaset:

"Non accettiamo bacchettate"

dopo il servizio trasmesso durante "Mattino 5".

IL CSM NE DISCUTE MARTEDì

L'Anm a Napolitano: "Grave tensione tra le istituzioni". Il Csm acquisisce il video.

Il Garante: possibile istruttoria

2009-10-17

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2009-10-17

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2009-10-17

dopo il servizio trasmesso durante "Mattino 5". IL CSM NE DISCUTE MARTEDì

Mesiano seguito, scoppia il caso Canale 5 Mediaset: "Non accettiamo bacchettate"

L'Anm a Napolitano: "Grave tensione tra le istituzioni". Il Csm acquisisce il video. Il Garante: possibile istruttoria

MILANO - Non è passato inosservato il servizio su Raimondo Mesiano trasmesso giovedì da Mattino 5, programma della prima rete Mediaset. Il giudice del Csm, autore della sentenza Fininvest-Cir, è stato seguito e ripreso mentre passeggia a Milano, fuma qualche sigaretta, va dal parrucchiere e infine si siede su una panchina. Tutte queste azioni vengono definite dalla giornalista "stranezze", compreso il fatto che il giudice indossi dei calzini azzurri con mocassini bianchi (guarda). Martedì prossimo, la prima commissione del Csm, chiamata a discutere dell'apertura della pratica a tutela di Mesiano, prenderà in esame anche le ultime novità del caso che ha visto protagonista il magistrato finito nella bufera di critiche e polemiche dopo la sentenza sul Lodo Mondadori. La commissione ha acquisito il video diffuso da Mattino 5 e un articolo apparso su Il Giornale: entrambe le documentazioni verranno esaminate dalla commissione, che ha in programma, oltre alla pratica a tutela del giudice milanese, altri fascicolo riguardanti altri magistrati. Sulla questione l'Autorità garante per la privacy sta valutando la segnalazione dell'Associazione nazionale dei magistrati, anche al fine di aprire una possibile istruttoria. Lo si legge in una nota del Garante. Ma anche la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e l'Associazione nazionale dei magistrati (Anm) ha protestato.

BRACHINO - "Per me le parole sono molto importanti e oggi l'unica vittima di pestaggio mediatico sono io". Claudio Brachino, direttore di Videonews e conduttore di "Mattino 5" respinge ai mittenti le accuse di "linciaggio" mediatico nei confronti del giudice Raimondo Mesiano rivoltegli dalla Fnsi e dall'Anm. "Intanto Canale 5 non ha pedinato nessuno -sottolinea Brachino all'Adnkronos- ma è semplicemente la rubrica di opinione di una testata che si è occupata del caso del giorno, esercitando il diritto di cronaca. Ospite del giorno era già previsto il vicedirettore del Giornale Sallusti al quale ho fatto una domanda legittima, partendo da un articolo pubblicato sul suo giornale, ovvero se la promozione di Mesiano dopo la sentenza sul Lodo Mondadori apparisse legittima o politica. Dopodichè, utilizzando immagini che come ogni giorno mi arrivano sulla scrivania da diverse fonti e agenzie su personaggi di cronaca o del gossip, ho ritenuto di fare un pezzo su questo giudice che indubbiamente è uno dei personaggi pubblici del momento". "Le immagini -aggiunge Brachino- non sono frutto di alcun pedinamento ma sono riprese su un marciapiede mentre lui va dal barbiere. Ho chiesto ad una nostra cronista di farci un pezzo senza epiteti nè giudizi politici. E infatti il pezzo non ha valutazioni politiche nè di altro tipo, c'era solo la parola "stravagante", di cui si può parlare ma non mi sembra un insulto. Poi possiamo discutere anche se il calzino è di buono o cattivo gusto. Ma non mi sembra una cosa per cui ricevere accuse di aggressione mediatica", conclude. "Non accettiamo bacchettate da chi negli ultimi mesi ha reso sistematica prassi giornalistica lo spionaggio a senso unico dal buco della serratura" ha poi aggiunto in serata Mauro Crippa, direttore generale News di Mediaset.

ANM: "UNA VERGOGNA" - La protesta dell'Anm è stata dura e immediata e una parte dei giudici chiede lo sciopero. "Siamo esterrefatti e indignati per la gravissima campagna di denigrazione e di aggressione nei confronti del giudice Mesiano, da parte dei giornali e delle televisioni del gruppo Fininvest e della famiglia Berlusconi" dichiarano il presidente e il segretario dell'associazione nazionale magistrati, Luca Palamara e Giuseppe Cascini. "La magistratura italiana e l'Associazione nazionale magistrati sono vivamente preoccupate per la grave tensione che coinvolge le istituzioni del Paese e rischia di alterare l'equilibrio tra i poteri dello Stato" ha scritto Palamara in una lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’apertura di una pratica a tutela, già sul tavolo della prima commissione del Csm, non basta più e le toghe ormai inneggiano, chi più chi meno velatamente, allo sciopero.

PD: INQUIETANTE - Anche il Pd protesta contro "il servizio mandato in onda da una televisione del presidente del Consiglio sul giudice Mesiano". "È inquietante - denuncia il responsabile Giustizia Lanfranco Tenaglia -. Lo è per i toni usati, con cui si cerca di suggerire agli spettatori l'eventuale stranezza del magistrato in virtù del suo abbigliamento e del suo modo di spostarsi per la città. Una personalità confusa? Uno spaesato e quindi un po' matto e di conseguenza inaffidabile? Si tratta non solo di una violazione inaudita della privacy di un privato cittadino, ma soprattutto il servizio cerca di instillare una presunta devianza dello stesso Mesiano. Una cosa mai vista. Sono sicuro che come fu per le foto di Villa Certosa il Garante della privacy saprà intervenire con l'autorevolezza e la competenza che gli appartengono per tutelare un privato cittadino da un vero e proprio linciaggio mediatico".

ORDINE DEI GIORNALISTI - Il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Letizia Gonzales, annuncia iniziative: "Ho posto la questione della trasmissione di Claudio Brachino, iscritto in Lombardia, all'ordine del giorno del consiglio della prossima settimana, ma per il ruolo che ricopro non posso fare commenti". Il sindacato dei giornalisti, la Federazione nazionale della stampa, si rivolge direttamente al premier Berlusconi: "Visto che il presidente del Consiglio continua a deprecare "l'uso criminoso" della tv, ancora una volta tirando in ballo a sproposito Annozero, gli rivolgiamo una domanda: come considera l’uso della tv che è stato fatto giovedì mattina dalla più importante rete Mediaset?" chiede il presidente Roberto Natale, che spiega: "Il servizio trasmesso su Mattino 5 somiglia molto a un pestaggio mediatico, del quale peraltro l’onorevole Berlusconi aveva già dato preavviso nei giorni scorsi. Ci sembra un tema ben più rilevante che non le minacce di ritorsione sul canone Rai al solito segnate dal suo clamoroso conflitto di interessi".

GARANTE DELLA PRIVACY - Sempre su Mesiano, il quotidiano Il Giornale pubblica il racconto di un anonimo avvocato che tre anni fa avrebbe carpito in un ristorante alcune frasi dello stesso giudice, a commento dei risultati delle elezioni politiche 2006. Anche su questo punto piovono le critiche del sindacato dei magistrati. "È un racconto evidentemente privo di qualsiasi riscontro, e dal quale tuttavia non si potrebbe trarre alcun elemento sulla mancanza di correttezza del magistrato nell’esercizio della giurisdizione - affermano i vertici dell’Anm -. Non crediamo che esistano precedenti simili in Italia, per denigrare una persona e delegittimare una funzione essenziale e delicata per la civile convivenza in uno Stato di diritto. Chiediamo al Garante della privacy, e a tutte le persone e le istituzioni che abbiano titolo e responsabilità per intervenire, di far cessare questa vergogna".

GIULIETTI: "ARIA DA KGB" - "Si respira un'aria che ricorda un po' i bei tempi del Kgb, quando, a prescindere dall'oggetto, si pestavano i soggetti. Sento tirare un po' l'aria putiniana - dice Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, in merito ai servizi de Il Giornale e Mattino 5 su Mesiano -. Il presidente del Consiglio aveva annunciato che sul giudice se ne sarebbero sentite delle belle. Con un'interrogazione parlamentare, insieme ad altri colleghi, abbiamo chiesto che rispondesse a questa undicesima domanda: quali sono queste "belle" che si dovrebbero sapere su Mesiano? Ora a rispondere arrivano le testate di famiglia, Canale 5 e Il Giornale. Tra un po' chiederanno la perizia psichiatrica per il colore dei calzini. Siamo in presenza di un presidente del Consiglio che accende e spegne l'interruttore dei media per denigrare gli avversari".

 

16 ottobre 2009(ultima modifica: 17 ottobre 2009)

 

 

 

 

L’intervista Brachino, direttore di Videonews

"La vittima sono io"

"Quel servizio lo rimanderei in onda. Lo curerei un po’ meglio, limando qualche aggettivo e lavorandoci con un po’ più di calma"

MILANO — "Ma quale pedinamento, quale pestaggio mediatico? Qui c’è una so­la vittima: io". Claudio Brachino, direttore di Videonews e volto di Mattino 5 , non si capacita di "tutto questo caos" scatenato dal servizio sul giudice Mesiano.

Com’è nato il servizio?

"Ogni giorno, da diverse fonti e agenzie, ci arrivano immagini su personaggi di cro­naca o del gossip. A corredo di quelle ripre­se sul giudice, ho chiesto un pezzo privo di valutazioni professionali, politiche e tecni­che. Che Mesiano sia un personaggio pub­blico è fuori discussione".

La giornalista Annalisa Spinoso parla­va di "stravaganze", ha sottolineato che "l’ennesima sigaret­ta della mattina" fos­se "uno spot all’in­contrario " e descrit­to i calzini del giudi­ce Mesiano come "un’altra stranezza".

"Possiamo discutere dell’uso di un ag­gettivo o di una battuta, magari di cattivo gusto. Sbagliare si può, ma non per questo devono mobilitarsi la Fnsi o l’Anm".

Oltre che per il contenuto, la polemica si è sviluppata perché il servizio è andato in onda su Mediaset, azienda della fami­glia Berlusconi interessata dalla sentenza sul Lodo Mondadori a firma del giudice Mesiano.

"Ma andiamo... Non esiste nessun lin­ciaggio mediatico del giudice. Anzi, lo invi­terò in trasmissione, se accetterà di venire. Non mi ero mai occupato prima del Lodo Mondadori e la recente promozione di Me­siano per noi era solo la notizia del giorno all’interno di una rubrica di opinioni. Io in­viterei tutti a tornare a toni più sobri".

Ha parlato con la sua giornalista?

"Certo, l’ho tranquillizzata. Lei lavora qui dall’inizio: è una cronista, non una gior­nalista politica. A riprova che quello non era un servizio politico".

Lo rimanderebbe in onda?

"Sì. Lo curerei un po’ meglio, limando qualche aggettivo e lavorandoci con un po’ più di calma. Ma difendo la mia scelta".

 

Elsa Muschella

17 ottobre 2009

 

 

 

 

Brachino e Capuozzo giornalismi diversi

Un toccante servizio sulla vi­ta dei nostri soldati in Afghanistan, e il pedinamento di Mesiano

Due modi diversi di fare informazione, su Canale 5. Mercoledì sera (ore 23.30) il settimanale del Tg5 "Terra!" a cura di Toni Capuozzo e Sandro Provvi­sionato ha proposto un toccante servizio sulla vi­ta di tutti i giorni dei nostri soldati che si trovano in missione in Afghanistan, a un mese dall’attentato avvenuto il 17 settembre e costato la vita a sei connazionali e a 24 civili.

CAPUOZZO - Da Kabul, Toni Capuozzo (il nostro giornalista preferito) e Anna Migotto hanno raccontato in maniera mirabile, senza retori­ca e sentimentalismi, la vita dei nostri soldati, sempre sospesa tra la tensione delle lunghe ore di missione, scandite dai turni di pattuglia diurni e notturni, e il ca­meratismo dei pochi momenti di tempo libero. Sono state propo­ste interviste ai militari, a gente del posto le cui famiglie sono sta­te straziate dalle bombe dei tale­bani; abbiamo visto le immagini del più scalcagnato golf del mon­do e di un altrettanto malandato zoo. Abbiamo provato soprattut­to commozione nel ripercorrere tante storie che testimoniano la drammaticità della guerra. Ca­puozzo ha così concluso il lungo reportage: "Ciò che conta è aver fatto il tuo dovere e il ricordo di chi non torna, piaccia o meno al Times di Londra".

BRACHINO - Mercoledì verso le 10, nel cor­so di "Mattino cinque", Claudio Brachino aveva lanciato un servi­zio sul giudice civile milanese, Raimondo Mesiano, quello della sentenza a sfavore della Finin­vest. Il filmato di Annalisa Spino­so voleva mostrare le stravagan­ze comportamentali del magistra­to (che poi si risolvono in un camminata davanti a un negozio di barbiere) e si è concluso con un’osservazione sul colore dei calzini. Grande giornalismo d’inchiesta! Intanto, in studio, Claudio Brachino commentava le immagini con alcune capriole dialettiche tra le presunte stra­vaganze del giudice e la sua promozione a opera del Csm.

Aldo Grasso

17 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-10-17

Su Canale 5 la vita privata del magistrato della sentenza Cir-Fininvest. Ironie sui vestiti

Il sindacato delle toghe a Napolitano: "Vergogna". Mediaset: "Non accettiamo bacchettate"

Giudice Mesiano, il caso al Csm

Interviene il Garante privacy

Giudice Mesiano, il caso al Csm Interviene il Garante privacy

Il giudice milanese Raimondo Mesiano in un fotogramma tratto dal servizio di Canale 5

*

Multimedia

* IL VIDEO

* L'AUDIO: parla il segretario di Anm

ROMA - Scoppia il caso Mesiano. Il servizio mandato in onda ieri da Canale 5 sulla vita privata del giudice della sentenza Fininvest-Cir, scatena una bufera. Far seguire il magistrato dalle telecamere mentre si fa radere dal barbiere o fuma una sigaretta seduto su una panchina di un giardinio pubblico, è "una vergogna", per il segretario dell'Associazione nazionale dei magistrati, "un'intollerabile intromissione nella privacy di una persona". Parla di "pestaggio mediatico" anche il presidente della Federazione Nazionale della Stampa e presto scenderà in campo il Csm: una quindicina di consiglieri hanno chiesto alla prima commissione di aprire una pratica a tutela del giudice milanese. Molte toghe chiedono addirittura di rispondere all'attacco con uno sciopero.

Mediaset: "No alle bacchettate". Claudio Brachino, conduttore di Mattino 5 si difende sostenuto dal direttore generale News di Mediaset: "Non accettiamo bacchettate", ha detto Mauro Crippa. "Facile prendersela con Brachino, quando l'informazione giornalistica è dominata da curiosità morbose, spionaggio a senso unico dal buco della serratura".

Anm: "Inqualificabile". La trasmissione di ieri ha scatenato una bufera. Giuseppe Cascini, segretario di Anm, si dice "esterrefatto e indignato. E' una vergogna. Dove arriveremo? Definire stranezze il fatto che una persona fuma o sottolineare il colore dei suoi calzini. Distruggere così l'identità di una persona è inqualificabile", continua il segretario di Anm. "Abbiamo scritto al presidente della Repubblica, che è anche presidente del Csm, per segnalare questo episodio di denigrazione senza precedenti. Intervenga anche il Garante della privacy". E il Garante per la protezione dei dati personali accoglie l'invito e annuncia che "valuterà la segnalazione di Anm e l'apertura di un'istruttoria".

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Fnsi: "E minacciano ritorsioni sul canone Rai". Anche il presidente della Fnsi è altrettanto duro nei confronti dei giornalisti di Canale 5, e si domanda, "visto che il presidente del Consiglio continua a deprecare l'uso criminoso della tv, ancora una volta tirando in ballo a sproposito Annozero, come considera l'uso della tv che è stato fatto ieri mattina dalla più importante rete Mediaset?" Roberto Natale spiega: "Mattino 5 ha mandato in onda un servizio su Raimondo Mesiano che rassomiglia molto ad un pestaggio mediatico. Ci sembra un tema ben più rilevante che non le minacce di ritorsione sul canone Rai al solito segnate dal suo clamoroso conflitto di interessi".

Il giudice che ha condannato la Fininvest. Lo scoop di Canale 5 si basa su un video di pochi minuti sulla vita privata del magistrato che, non più tardi di due settimane fa, ha condannato il gruppo Fininvest a risarcire alla Cir di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro, per l'annullamento del lodo Mondadori risolto nel 1990 a favore del gruppo Fininvest in cambio di mazzette versate ad alcuni giudici romani.

A spasso con il magistrato. Il video ritrae di nascosto l'interessato, mentre esce di casa e passeggia per le vie di Milano. Le immagini si soffermano sul giudice seduto sul seggiolone del barbiere, con la schiuma da barba sul viso. Il reporter commenta: "Forse non sa ancora che il Csm lo sta "promuovendo". Il riferimento è all'avanzamento di carriera ottenuto da Mesiano, due giorni fa, dal Csm. Un naturale avanzamento di carriera in base all'anzianità che però il centrodestra ha subito tradotto come "la ricompensa per l'attacco a Berlusconi".

Il calzino. "Lui va avanti e indietro", ripete, ancora, la voce fuori campo della giornalista. Poi, poco prima di concludere il servizio, la scena cambia e si concentra su "un'altra stranezza: guardate il giudice seduto su una panchina. Camicia, pantalone blu, mocassino bianco e calzino turchese. Di quelli che in tribunale non è proprio il caso di sfoggiare".

La difesa del conduttore. Claudio Brachino, conduttore di Mattino 5 e direttore di Videonews si difende: "Sono io l'unica vittima di pestaggio mediatico. Nel servizio non c'era alcuna malizia, volevamo solo dare un volto a un personaggio che la gente non conosce. E poi Canale 5 non ha pedinato nessuno", sottolinea il conduttore. "Ci siamo occupati del caso del giorno, esercitando il diritto di cronaca. Il pezzo non ha valutazioni politiche né di altro tipo. C'è solo la parola "stravagante", di cui si può parlare ma non mi sembra un insulto. Poi possiamo discutere anche se il calzino è di buono o cattivo gusto. Ma non mi sembra una cosa per cui ricevere accuse di aggressione mediatica", conclude il conduttore.

(16 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

Al servizio

del capo

di MICHELE SERRA

IL VIDEO sul giudice Mesiano andato in onda su Canale 5 è spaventoso, e lo è qualunque sia la sua genesi giornalistica. È spaventoso se il suo impressionante effetto minatorio discende da un'intenzione consapevole. Ma è spaventoso anche se siamo di fronte a un gioco cretino, come di chi padroneggia malamente un'arma e credendo di sparare a salve esplode pallottole vere.

Il testo, di livello perfino più basso di quel sub-giornalismo che è il gossip televisivo, farebbe propendere per la seconda ipotesi: un gioco cretino sfuggito di mano. Ma la costruzione del servizio (pedinamento di un magistrato ritenuto "nemico" del proprio editore, così da indicarlo all'odio e al dileggio della propria curva tifosa), e la sua messa in onda nel programma mattutino della rete generalista di Mediaset, con tanto di commento demolitore (e "senza contraddittorio", come dice l'onorevole Gasparri quando attacca la Rai) di due giornalisti del gruppo, impedisce di credere che si tratti di un banale incidente.

Il clima di forte scontro politico non può essere un alibi. Non è il cozzo delle idee, non la polemica ideologica a dettare questo genere di colpi sotto la cintura. È la volontà di attaccare e isolare personalmente, quasi uno per uno, quelli che il leader e padrone considera gli avversari veri e presunti, e dunque esercita, sui meno sereni e meno liberi dei suoi dipendenti, una doppia attrazione, politica ed economica.

In una confusione oramai patologica, irreversibile e venefica (per il paese intero) tra patrimonio politico e patrimonio personale del Capo. È la voglia di andare a stanare dal barbiere Mesiano, sputtanarlo (verbo berlusconiano) con qualche sciatta considerazione sul suo abbigliamento del sabato mattina, dargli dello "stravagante" perché fuma (?!), evitare che anche una sola parola sia spesa in sua difesa (nel vituperato "Anno zero" i giornalisti e i politici di destra hanno una postazione fissa), perché distruggere la persona è il sistema più rapido per risolvere i contenziosi, e levare di mezzo l'ingombro.

O si trova, come nel caso del già dimenticato Boffo, qualche vecchia carta per dare fuoco alla pira, o si confeziona qualcosa di comunque infamante, per esempio spacciando una promozione pregressa per un "premio" (e di chi?) per la sentenza Cir. Il tutto, per giunta, sotto l'equivoco, ipocrita pretesto della "legittima difesa", perché l'argomento prediletto da chi pratica questo genere di pestaggio giornalistico è che anche l'attacco a Berlusconi è un attacco alla persona: come se la condotta di vita del presidente del Consiglio, i criteri con i quali dispensa le candidature, il genere di persone delle quali si circonda a palazzo, non fossero quanto di più pubblico si possa immaginare.

Ma il clima è questo. È un clima nel quale chi governa, chi comanda, chi vanta la maggioranza dei voti e il controllo del Parlamento, si rivolge agli oppositori come se fossero insopportabili oppressori del cui giogo, finalmente, liberarsi. Così da udire il leghista Castelli (da Santoro) gridare a Curzio Maltese "tu vivi nel mondo marcio di Repubblica", e in quel "marcio", anche se Castelli non lo sa, c'è tutto il puzzo del fascismo. Così da leggere, su Libero di ieri, che "il Caimano non è un film, è una secrezione corporea di Moretti", quello stesso Moretti accusato dal Giornale di avere "dirottato" fondi europei per il suo nuovo film, tacendo che più di quaranta registi, anche italiani, ne hanno avuto ugualmente diritto. Così da imbattersi (da anni a questa parte) in vere e proprie liste di proscrizione dei "rossi" che lavorano alla Rai, ovviamente tutti miracolati politici, tutti scrocconi di soldi pubblici, tutti nel calderone indistinto delle "élite di merda" che prima o poi la pagheranno.

A furia di essere indicati con nome, cognome e stipendi (i guadagni dei "nemici" sono un'altra delle ossessioni di questo giornalismo ossesso), alcune di queste persone sono insultate per strada come "sporco comunista". Ora toccherà, probabilmente, anche al giudice Mesiano.

© Riproduzione riservata (17 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Nelle mailing list dei giudici proteste contro Canale 5, poesie e appelli all'Anm

"Dobbiamo reagire, abbiamo scioperato per molto meno"

La protesta online dei magistrati

"Tutti in tribunale con i calzini turchesi"

di LIANA MILELLA

La protesta online dei magistrati "Tutti in tribunale con i calzini turchesi"

Il video sul giudice Mesiano

ROMA - La "rivoluzione dei calzini" nasce alle 8 e 58. E diventa il leit motiv della giornata. Lo slogan insistente di magistrati che si parlano l'un l'altro nelle mailing list per esprimere incredulità, esasperazione, ma anche paura. "A mia memoria, una cosa del genere non era mai accaduta" scrive uno. E l'altro: "Credo che non basti più "resistere resistere resistere", bisogna agire per noi, per i nostri figli, per la democrazia".

Dunque si arrivi alla "rivoluzione dei calzini". Che il primo propone così: "Tutti senza calzini davanti alla sede del Tg5". E un altro rilancia subito dopo: "Tutti in tribunale con calzini di colore diverso la settimana prossima". E il terzo: "Perché non andiamo tutti in udienza con qualcosa di fucsia visibile sull'abito? I calzini purtroppo non si vedono". E il quarto: "Il gesto avrebbe una valenza simbolica di immediata percepibilità ed evidenza. E non sarebbe disdicevole".

Il quinto: "Andrò senza calzini, me ne infischierò dei semafori, non mi metterò più seduto sulle panchine, non mi taglierò più né capelli né barba, insomma sarò un magistrato inappuntabile". La sesta cerca di scherzare e spezzare l'angoscia di una categoria sotto attacco: "Lo confesso: già oggi sotto i pantaloni indosso il "gambaletto", ed è imperdonabile...". Il settimo scrive una poesia: "La giustizia, cari amici,/è ormai un fatto sol di visi/ compiacenti ed assai proni,/ anzi un fatto di calzoni/ o calzini ben portati!/Tenga duro il buon Mesiano/che noi tutti lo portiamo/ in un sol palmo di mano!/La giustizia dei calzini/è il conforto dei cretini".

A Roma i due capi dell'Anm, il presidente Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini, vivono una giornata di tensione. Sommersi di telefonate di protesta, di richieste d'intervento. Anche loro leggono le mailing list dei colleghi che si riempiono di messaggi sempre più sconcertati e allarmati. Lo specchio unico di una giornata in cui campeggia l'amara constatazione: "Non c'è bisogno di manganelli e olio di ricino, bastano tv e stampa di famiglia: forse meno cruenti, ma certamente più efficaci".

Niente nomi nel ripercorrere i messaggi. Ma i contenuti sì, ché sono la fotografia unica del disperato appello delle toghe a fermare l'escalation. Invocano dall'Anm lo sciopero: "Ciò che accade ha dell'inimmaginabile o forse ha un sapore antico. Comunicati, assemblee, uffici aperti di domenica, incontri con la gente servono a poco. Abbiamo scioperato per molto meno. Ma ora quanto manca al balcone di piazza Venezia?".

La parola fascismo non compare mai, ma sono i metodi che i giudici temono. Tant'è che uno scrive: "Si sta operando un linciaggio terrificante di Mesiano, il passo all'olio di ricino è breve". Per questo vogliono uno sciopero che non sarebbe contro una legge, ma per contrastare il timore diffuso che il centrodestra voglia usare il triste slogan delle BR "colpirne uno per educarne cento". Citano la frase, analizzano le coincidenze: "Dopo il filmato su Mesiano e le presunte rivelazioni di un avvocato al Giornale su una cena di anni addietro, siamo tutti potenzialmente sotto scacco". Dunque serve lo sciopero, la protesta massima che hanno sempre centellinato per gli scontri più gravi.

Per una toga che ironizza ("D'ora in avanti a cena al ristorante solo stornelli e chiacchiere di pallone"), un'altra non nasconde la paura: "Se la televisione pedina un magistrato, cosa possono fare a noi, alle nostre famiglie, ai nostri figli le centinaia di persone per cui si chiedono misure cautelari e le migliaia di cui si chiede il rinvio a giudizio o la condanna? Qui la solidarietà verbale e gli appelli sono come il nulla più assoluto".

Eppure da Reggio Calabria, dove Mesiano ha lavorato, parte un appello per lui perché "in democrazia le parti coinvolte hanno il diritto di criticare le sentenze, ma a nessuno è consentito l'attacco e l'invasione della sfera privata del magistrato solo perché ha emesso una decisione a taluno sgradita". Sciopero? Quantomeno "assemblee nei palazzi di giustizia aperte alla stampa e sospensione delle udienze per 15 minuti", come successe quando Berlusconi, era settembre 2003, dichiarò a due giornalisti dello Spectator che i giudici sono "antropologicamente pazzi".

Citano una delle dieci domande al premier di Repubblica. Questa: ""Lei ha parlato di un progetto eversivo che la minaccia". Può garantire di non aver usato, né di volere usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?". Temono che Berlusconi stia facendo proprio questo. Dall'Anm, che per un caso riunisce giusto oggi il suo parlamentino, pretendono un ombrello protettivo che li metta al riparo. Mesiano in testa.

© Riproduzione riservata (17 ottobre 2009)

 

 

IL CASO. Il magistrato del verdetto Fininvest-Cir seguito da una telecamera

Ironie sull'abbigliamento e la promozione ottenuta due giorni fa dal Csm

E Canale 5 "pedina" il giudice Mesiano

"Stravaganti i suoi comportamenti"

di EMILIO RANDACIO

E Canale 5 "pedina" il giudice Mesiano "Stravaganti i suoi comportamenti"

MILANO - Il filmato viene rilanciato alle 10.04 di ieri da "Mattino 5", contenitore di news e approfondimenti delle reti Mediaset. Il conduttore, Claudio Brachino, annuncia ai telespettatori le immagini "in esclusiva" dei presunti comportamenti "stravaganti" del giudice civile milanese, Raimondo Mesiano.

Lo scoop si basa su un video di pochi minuti sulla vita privata del magistrato che, non più tardi di due settimane fa, ha condannato il gruppo Fininvest a risarcire alla Cir di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro, per lo "scippo" di Segrate: il lodo sul controllo del pacchetto azionario della Mondadori che si è risolto nel 1990 a favore del gruppo Fininvest in cambio di mazzette versate ad alcuni giudici romani.

Il video ritrae di nascosto l'interessato, mentre esce di casa, passeggia per le vie di Milano, attende il proprio turno dal barbiere. "Nel suo weekend - spiega la voce narrante nell'illustrare le presunte "stravaganze" di Mesiano - lontano dalle scartoffie del tribunale e dagli impegni istituzionali, sveste la toga e si cala nei panni del comune cittadino. Certo, non un cittadino qualunque", spiega una voce femminile. E mentre lo spettatore pregusta scene clamorose o perlomeno inconsuete, ecco che lo zoom inquadra Mesiano fermo al semaforo.

La giornalista, per non deludere l'attesa dello spettatore, chiosa: "Alle sue stravaganze in realtà siamo ormai abituati". Quali? A cosa allude? Il filmato prosegue con il giudice davanti alla bottega del barbiere. Qui, sempre secondo la cronaca televisiva, "è impaziente e non riesce a stare fermo. Avanti e indietro... ". Atteggiamento considerato anomalo, tanto da ribadire il concetto: "È impaziente, non riesce a stare fermo: avanti e indietro". E poi ancora, in maniera insistente: "Si ferma, aspira la sua sigaretta e poi ancora avanti e indietro".

Le immagini si soffermano sul giudice seduto sul seggiolone del barbiere, con la schiuma da barba sul viso. Il reporter commenta: "Forse non sa ancora che il Csm lo sta "promuovendo" con un bel sette, che per un magistrato equivale a un 30 e lode universitario". Il riferimento è alla promozione ottenuta da Mesiano, due giorni fa, dal Csm.

Un naturale avanzamento di carriera in base all'anzianità. "Lui va avanti e indietro", ripete, ancora, la giornalista. Poi, poco prima di concludere il servizio, la scena cambia e si concentra su "un'altra stranezza: guardatelo seduto su una panchina. Camicia, pantalone blu, mocassino bianco e calzino turchese. Di quelli che in tribunale non è proprio il caso di sfoggiare".

Si torna in studio. E il conduttore sottolinea come dal video emerga come "tra la stravaganza del personaggio e la promozione del Csm, c'è qualcosa che non funziona". Il nesso sfugge, ma subito dopo è il condirettore de il Giornale, Alessandro Sallusti, a chiarire meglio il concetto, perché, per chi non se ne fosse ancora accorto, quello che sarebbe emerso "non è soltanto una questione di stravaganza fisica".

E no. Le strane attitudini del giudice che ha condannato a un maxirisarcimento il gruppo Fininvest, si spostano anche sulle sue "stravaganze professionali", rimarca Sallusti ricordando come, scavando nel passato di Mesiano, si sia scoperto che, in una causa tra vicini di casa per un tubo rotto in un appartamento, "questo giudice continui a rinviare il caso di anno e anno, fissando la prossima udienza nel 2011". "Non c'era alcuna malizia - ha spiegato ieri Claudio Brachino -, ma solo il senso televisivo di dare un volto a un personaggio che la gente non conosceva di persona".

© Riproduzione riservata (16 ottobre 2009

 

 

L'UNITA'

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2009-10-17

Canale5 pedina il giudice della sentenza Fininvest. Anm: "Indegno"

Scoppia un nuovo caso politico mediatico. L'ammiraglia delle televisioni di Berlusconi, Canale5, ha mandato ieri in onda un servizio sul giudice Mesiano, che ha condannato Finivest al pagamento di 750 milioni di euro alla Cir di De Benedetti: in pratica un pedinamento video in cui, per la verità, si vede solo il magistrato che fuma per strada e che va dal barbiere. Il Consiglio superiore della magistratura acquisisce il video per esaminarlo in seduta martedì prossino, l'Associazione nazionale magistrati fa appello al presidente Napolitano e al garante sulla privacy, la Fnsi insorge. E Mediaset per tutta risposta alza la voce. "Non accettiamo bacchettate da chi negli ultimi mesi ha reso sistematica prassi giornalistica lo spionaggio a senso unico dal buco della serratura", è stata la replica del direttore generale delle News

di Mediaset, Mauro Crippa.

Se voleva essere gossip in realtà c'è poco da vedere nel servizio di Canale5. Niente veline, escort e dimore di lusso, per intenderci. Il servizio però etichetta i normalissimi movimenti del magistrato "come comportamenti bizzarri". Il tutto condito con la notizia della sua promozione ad opera del Csm (promozione che in realtà era stata decisa ben prima della sentenza). Poi in trasmissione compare il vicedirettore del Giornale, che racconta come lo stesso giudice avrebbe brindato al ristorante contro Berlusconi tre anni fa.

La vicenda ha provocato la reazione idignata dell'Associazione magistrati e della Fnsi. Il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Roberto Natale accusa Mattino 5 di "pestaggio mediatico". Far seguire il magistrato dalle telecamere dal barbiere "è una vergona, un'intollerabile intromissione nella privacy di una persona", dice il segretario dell'Associazione nazionale magistrati. "Siamo esterrefatti e indignati per la gravissima campagna di denigrazione e di aggressione nei confronti del giudice Raimondo Mesiano, da parte dei giornali e delle televisioni del gruppo Fininvest e della famiglia Berlusconi", dice una nota ufficiale dell'Anm, che ha fatto appello anche al capo dello Stato. "Ieri "Mattino 5", il programma di intrattenimento di Canale 5, ha pedinato il giudice, filmandolo abusivamente nei suoi spostamenti privati, peraltro assolutamente normali; e ciò nonostante definendo 'stravaganti' i suoi comportamenti. Oggi, il quotidiano Il Giornale pubblica il racconto di un anonimo avvocato che tre anni fa avrebbe carpito in un ristorante alcune frasi dello stesso giudice, a commento dei risultati delle elezioni politiche 2006. Racconto evidentemente privo di qualsiasi riscontro, e dal quale tuttavia non si potrebbe trarre alcun elemento sulla mancanza di correttezza del magistrato nell'esercizio della giurisdizione". "Non crediamo - aggiunge la nota - che esistano precedenti simili in Italia, per denigrare una persona e delegittimare una funzione essenziale e delicata per la civile convivenza in uno stato di diritto. Chiediamo al garante della privacy, e a tutte le persone e le istituzioni che abbiano titolo e responsabilità per intervenire, di far cessare questa vergogna".

Martedì prossimo, la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, chiamata a discutere dell'apertura della pratica a tutela di Mesiano, prenderà in esame anche le ultime novità del caso. La commissione ha acquisito il video diffuso da 'Mattino 5' e l'articolo del Giornale. Quanto al Garante della privacy, una nota fa sapere che "sta valutando la segnalazione dell'Anm, relativa ai servizi di alcune testate giornalistiche riguardanti la persona del giudice Raimondo Mesiano, anche al fine di aprire una possibile istruttoria".

16 ottobre 2009

il SOLE 24 ORE

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2009-10-17

Scoppia il caso Mesiano, il giudice pedinato dalla tv

16 ottobre 2009

Canale 5 pedina il giudice Mesiano

"Dai nostri archivi"

Il Csm promuove il giudice della sentenza. Dure critiche dal Pdl

Chi è il giudice della sentenza Mondadori

Berlusconi: "La stampa sputtana il paese. Consulta da riformare"

Lodo Mondadori: Csm in campo a tutela del giudice Mesiano

Lodo Mondadori: "Berlusconi corresponsabile" Csm muove a tutela del giudice

 

Scoppia il caso Mesiano-Mattino 5. Una bufera si è, infatti, abbattuta sul servizio realizzato da Mattino 5, trasmissione del mattino di Mediaset, sul giudice Raimondo Mesiano, estensore della sentenza sul lodo Mondadori, che ha condannato Fininvest a risarcire con 750 milioni di euro la Cir di De Benedetti. L'Associazione nazionale magistrati e la Federazione nazionale stampa italiana, oltre a numerosi esponenti dell'opposizione, non hanno gradito quello che è stato definito "un pedinamento" del magistrato da parte della troupe di Canale 5 in un servizio che bollava come "stranezze" il fatto che il giudice abbia fumato alcune sigarette mentre attendeva l'apertura del suo barbiere o l'aver indossato dei calzini azzurri con delle scarpe bianche.

I vertici di Anm: "Esterrefatti e indignati". Per i vertici dell'Anm si tratta di una "gravissima campagna di denigrazione e di aggressione nei confronti del giudice" da parte "dei giornali e delle televisioni del gruppo Fininvest e della famiglia Berlusconi", una campagna che lascia "esterrefatti e indignati". I vertici di Anm hanno chiesto al Garante della privacy, e a tutte le persone e le istituzioni che abbiano titolo e responsabilità per intervenire, "di far cessare questa vergogna", sottolineano in una nota il presidente e il segretario del sindacato delle toghe, Luca Palamara e Giuseppe Cascini. Per i magistrati "ieri Mattino 5, il programma di intrattenimento di Canale 5, ha pedinato il giudice Mesiano filmandolo abusivamente nei suoi spostamenti privati, peraltro assolutamente normali; e ciò nonostante definendo "stravaganti" i suoi comportamenti. Oggi, il quotidiano Il Giornale pubblica il racconto di un anonimo avvocato che tre anni fa avrebbe carpito in un ristorante alcune frasi dello stesso giudice, a commento dei risultati delle elezioni politiche 2006". Racconto, aggiungono, "evidentemente privo di qualsiasi riscontro, e dal quale tuttavia non si potrebbe trarre alcun elemento sulla mancanza di correttezza del magistrato nell'esercizio della giurisdizione". Secondo i vertici di Anm non esistono "precedenti simili in Italia, per denigrare una persona e delegittimare una funzione essenziale e delicata per la civile convivenza in uno Stato di diritto". Domenica scorsa, a Benevento per la festa del Pdl, Berlusconi aveva preannunciato: "Ne sentiremo delle belle" riferendosi al giudice Mesiano.

Dura posizione del sindacato dei giornalisti. Mentre la presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Letizia Gonzales, annuncia di aver posto "la questione della trasmissione di Claudio Brachino, iscritto in Lombardia, all'ordine del giorno del consiglio della prossima settimana", è da registrare anche la durissima presa di posizione del sindacato dei giornalisti, che si rivolge direttamente al premier Silvio Berlusconi. "Visto che il presidente del Consiglio continua a deprecare "l'uso criminoso" della tv, ancora una volta tirando in ballo a sproposito Annozero - scrive in una nota Roberto Natale, presidente Fnsi - gli rivolgiamo una domanda: come considera l`uso della tv che è stato fatto giovedì mattina dalla più importante rete Mediaset?". Per Natale "il servizio trasmesso su Mattino 5 somiglia molto a un pestaggio mediatico, del quale peraltro l'onorevole Berlusconi aveva già dato preavviso nei giorni scorsi (il premier aveva detto testualmente che su Mesiano "ne vedrete delle belle", ndr)".

In campo la prossima settimana anche il Csm. Sulla vicenda potrebbe scendere in campo anche il Csm, visto che sul tavolo della Prima Commissione c'è la richiesta di una pratica a sua tutela, avanzata da una quindicina di consiglieri dopo gli attacchi rivolti al giudice milanese Mesiano. Pratica che quasi certamente verrà aperta martedì prossimo dall'organo di autogoverno delle toghe.

Il Garante privacy valuta l'apertura di un'istruttoria. Una nota del Garante della Privacy ha reso noto che l'Autorità garante per la privacy sta valutando la segnalazione dell'Anm, anche al fine di aprire una possibile istruttoria. "Per me le parole sono molto importanti e oggi l'unica vittima di pestaggio mediatico sono io".

Brachino respinge le accuse. Dal canto suo Claudio Brachino, direttore di Videonews e conduttore di Mattino 5 ha respinto le accuse di linciaggio mediatico nei confronti del giudice Raimondo. "Intanto Canale 5 non ha pedinato nessuno - ha detto Brachino - ma è semplicemente la rubrica di opinione di una testata che si è occupata del caso del giorno, esercitando il diritto di cronaca". Brachino ha detto che "le immagini non sono frutto di alcun pedinamento ma sono riprese su un marciapiede mentre lui va dal barbiere. Ho chiesto a una nostra cronista di farci un pezzo senza epiteti né giudizi politici. E infatti il pezzo non ha valutazioni politiche né di altro tipo. C'era solo la parola "stravagante", di cui si può parlare ma non mi sembra un insulto. Poi possiamo discutere anche se il calzino è di buono o cattivo gusto. Ma non mi sembra una cosa per cui ricevere accuse di aggressione mediatica".

16 ottobre 2009

 

 

 

 

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